- La Commissione Effettivo ha il compito di sviluppare l’effettivo del club attraendo nuovi soci e cercando di conservare quelli che nell’attualità ne compongono la compagine.
L’azione di reclutamento spetta a tutti i soci: sarebbe “non rotariano” pensare che un siffatto impegno sicuramente oneroso, ma pure esaltante e vitale, faccia capo ai soli componenti della commissione effettivo.
Non è un caso che il Consiglio centrale del Rotary International abbia approvato il seguente slogan “Ad ogni rotariano: proponi un socio, conserva un socio” sulla essenziale premessa che solo la conservazione e, comunque ed in generale, una solida base sono le componenti fondamentali per la vita e la progettualità di un club.
A tal fine la commissione deve tenere rapporti costanti con il presidente e con la omologa commissione a livello distrettuale, avendo cura di diffondere gli ideali e le azioni del Rotary all’esterno del club collaborando in particolare con la commissione pubbliche relazioni e proponendosi all’esterno mediante l’uso più appropriato del sito web. - È necessario promuovere l’affiatamento e il senso di appartenenza dei soci alla associazione: appare essere di vitale importanza la assiduità da parte di ciascuno, di cui rappresenta un corollario non meno rilevante la qualità dell’atmosfera creata all’interno del club. Sono convinto che se ignoro quale sia il nome del socio che in un certo momento abbia preso la parola ovvero del socio seduto dinanzi o dietro di me, il Rotary ha fallito il suo scopo: ciò non può e non deve verificarsi. Bisogna monitorare, tramite incontri anche interpersonali e con relazioni fatte anche di telefonate e messaggi di posta elettronica, il grado di soddisfazione dei soci, sforzandosi di rispondere il più possibile alle esigenze di tutti.
- È compito della commissione informare e orientare i nuovi soci. Si tratta di profilo che va curato prima ancora che si formalizzi l’ingresso nel club, a mezzo di informazioni che riguardano i programmi, la fondazione Rotary, i progetti di servizio del club, le responsabilità connesse alla assunzione dello status di appartenente al Rotary. Ma preliminare a tutto è, a mio parere, che il socio presentatore rappresenti al “nuovo” possibile socio la propria personale esperienza all’interno dell’associazione e le ragioni per cui è divenuto rotariano: si realizza così una sorta di filo rosso, di virtuoso, per così dire, “passa parola”, che rappresenta l’humus profondo del Rotary, che non ha età, faro di orientamento ieri come oggi e -è auspicabile- domani: “Che cosa è il Rotary” e “Perché sono diventato rotariano” sono le domande che, da sempre e in ogni luogo del mondo, sono dirette ai soci di questo sodalizio internazionale.
Il nuovo socio deve essere colui che –a nostro giudizio- può ricoprire da subito, anche se ovviamente non ne ha ancora personale consapevolezza, qualsivoglia incarico all’interno del club (a cominciare da quello di presidente), ma mai a danno di o contro altri e dunque solo “per il” (a servizio del) club: se nella fase, per così dire, di preparazione, propedeutica alla ammissione formale, questo approccio culturale e metodologico ci appare mancante, lasciamo perdere e volgiamo altrove la nostra attenzione. Un siffatto modo di procedere rappresenta una buona, sebbene non esclusiva, garanzia di contenere, quanto meno, alcuni fenomeni che minano in radice l’associazione rotariana: la litigiosità e il turn over eccessivo.
Al riguardo, poi, è consigliabile tenere ben presenti le motivazioni che più di frequente inducono il socio alle dimissioni, facendo di esse saggio uso per evitare di diventarne nel futuro inerte desolato spettatore: si tratta di difficoltà a far fronte a più impegni (personali e lavorativi che si aggiungono alla frequenza rotariana), di quote sociali talvolta troppo elevate, di non chiara e completa conoscenza dei valori dell’associazione, di non sufficiente informazione delle attività del club e –più in generale- del Rotary International, di affievolimento delle motivazioni a ragione di un coinvolgimento limitato quando non assente nella vita del club. Il profilo delle dimissioni risulterà poi compiutamente considerato con il rilievo della durata media dei soci: ragioni delle dimissioni e tempo delle dimissioni dovranno ovviamente costituire oggetto di appropriata valutazione –e, se ne ricorrono le condizioni, di adeguata e costruttiva autocritica- in sede di commissione e in sede di assemblea del club.
Ecco, la considerazione del nuovo socio che deve maturare in noi deve essere alta, tale da renderci partecipi orgogliosamente delle sue qualità nel momento in cui egli fa il suo ingresso nel club e lo presentiamo, sino al punto che quelle qualità diventano un po’ anche nostre e, in ultima analisi, del club, del quale si registra così l’accrescimento. Mi vien da dire –sul filo del paradosso, ma non troppo- che il nuovo socio dovrebbe avere le medesime caratteristiche (fatte le dovute proporzioni) che inducono a decretare l’ingresso del socio onorario.
Non dimentichiamo che l’ingresso di un nuovo socio, rilevatosi poi “sbagliato” equivale soprattutto ad un personale “fallimento” del socio presentatore in termini di consapevolezza rotariana: ciò imporrà al diretto interessato –consapevole delle cause che determinano le dimissioni e di cui ho appena detto- una seria riflessione, tale da scongiurare il ripetersi del fenomeno, ché, se così non fosse, del tutto legittimo sarebbe interrogarsi sulla intrinseca idoneità –chiaramente messa in dubbio da iniziative da qualificare, nella migliore delle ipotesi, sciatte e superficiali- del socio a continuare a fare parte del sodalizio.
Passando alle modalità concrete della “marcia di avvicinamento “ del nuovo socio al club, si reputa che il socio proponente abbia cura di invitare il candidato a partecipare ad almeno tre riunioni del club, in modo che lo stesso abbia modo di formarsi una idea del Rotary ed i soci, dal canto loro, di conoscere meglio il candidato. È anche consigliabile accogliere il nuovo socio con una cerimonia, che –al di là del curriculum vitae, pure necessario- consenta al nuovo entrato di parlare direttamente di sé, della propria famiglia, del proprio lavoro e così via: invero il rapporto diretto è sempre l’approccio migliore allorché un sodalizio arricchisce i propri ranghi. - Al fine di conservare integro il numero degli iscritti (che è il primo obiettivo che ogni club deve perseguire: è in certa misura –se mi si passa la metafora- come il pareggio per l’allenatore di calcio), è opportuno prevedere una formazione permanente. Alcune riunioni andrebbero pertanto dedicate alla formazione e alla cultura rotariane, beneficiando di appositi interventi di componenti della commissione distrettuale ovvero dei soci più esperti e versati nell’intrattenere l’uditorio. È inutile aggiungere che i soci più sono informati in modo adeguato, più sono disposti a partecipare: in questo senso, la formazione realizza il felice risultato della conservazione dell’effettivo. Potrà così perseguirsi il fondamentale obiettivo costituito dal senso di appartenenza di tutti alla associazione. A tal fine sarà auspicabile, perché virtuoso, in aggiunta a quanto evidenziato all’inizio, il rapporto tra commissione e presidente, tra commissione e commissione programmi , tra club e assistenti del governatore con particolare riferimento alle competenze della commissione effettivo.
- Ultimo aspetto da considerare e da tenere sempre vivo è quello costituito dalla motivazione, che rappresenta il “sale” di ogni umano comportamento.
Ecco alcune motivazioni che fanno tradizionalmente parte degli ideali rotariani:
- La radicata consapevolezza che il raggiungimento degli obiettivi proposti potrà comportare benefici per la comunità, il club, il distretto, il Rotary: si parla –all’interno di una associazione che è presente in 160 paesi- di prospettive internazionali, di scambi culturali e di borse di studio (nel mondo) per i giovani, di etica professionale e non solo e di senso civico, di aspetti ludici;
- La avvertita opportunità di socializzare, condizione di umano arricchimento;
- La possibilità di ricoprire incarichi stimolanti all’interno del club, momenti fisiologici nel cammino rotariano, risposta, che, talvolta con sacrificio, viene data in termini di servizio agli amici del club;
- Il riconoscimento degli sforzi profusi e del tempo dedicato per il conseguimento degli obiettivi prefissati, all’insegna assai gratificante della condivisione: il mio sforzo si è aggiunto al tuo e a quell’altro e a quell’altro ancora: così non io né tu, ma tutti insieme abbiamo lavorato e abbiamo costruito.
- La radicata consapevolezza che il raggiungimento degli obiettivi proposti potrà comportare benefici per la comunità, il club, il distretto, il Rotary: si parla –all’interno di una associazione che è presente in 160 paesi- di prospettive internazionali, di scambi culturali e di borse di studio (nel mondo) per i giovani, di etica professionale e non solo e di senso civico, di aspetti ludici;
Quelle che precedono sono poche, solo iniziali considerazioni che mi è venuto di affidare al mio computer. La riserva doverosa è di integrarle con la voce dell’intera commissione e dunque con la autorevolezza e la responsabilità che attengono a questa articolazione del club.
A questo riguardo, mi permetto di segnalare la “Guida per rafforzare l’effettivo – Creare un piano di sviluppo per i club” che potrà esse letta (e scaricata) su vvv.rotary.org/it/document/573 : si tratta di poco più di una dozzina di pagine, che si sviluppano attraverso sei capitoli (valutazione del club; sviluppo di una visione; come attrarre nuovi soci; il coinvolgimento dei soci; il patrocinio di nuovi club; risorse e strumenti).
Come potrete notare, la “Guida” si chiude con una appendice titolata “Foglio di lavoro – Piano di sviluppo dell’effettivo”.
Mi permetto di consegnare ai soci presenti una copia di questo “Foglio”, che, riempito nelle varie sezioni, sarà per noi tutti, e in particolare per la commissione effettivo, di prezioso ausilio per conoscere, per capire, per decidere e soprattutto per fare vivere e crescere il Rotary. Il modulo, che non necessita di sottoscrizione, potrà essere consegnato, all’esito preferibilmente della lettura della “Guida”, in una delle prossime riunioni, di talchè si possano raccogliere le fila dell’intera problematica in coincidenza con l’inizio del nuovo anno sociale.
Per tornare all’inizio di questa chiacchierata, sono certo che la migliore –starei per dire, rotariana- risposta alle due domande di sempre (“Perché sono rotariano” e “Che cosa è il Rotary “) passerà anche attraverso la lettura delle poche pagine della “Guida” e nel riempimento del “Foglio”.
Grazie a tutti gli amici del Rotary club Circo Massimo.
Roma, 23 maggio 2016
Francesco Mele